L'ultimo regalo di Baricco: Emmaus...
14 anni fa
Ho perdonato errori quasi imperdonabili,
ho provato a sostituire persone insostituibili
e dimenticato persone indimenticabili.
Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare,
ma anch'io ho deluso.
Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo;
mi sono fatto amici per l'eternità.
Ho riso quando non era necessario,
ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare.
Ho gridato e saltato per tante gioie, tante.
Ho vissuto d'amore e fatto promesse di eternità,
ma mi sono bruciato il cuore tante volte!
Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto.
Ho telefonato solo per ascoltare una voce. Io sono di nuovo innamorato di un sorriso.
Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e…
ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)…
ma sono sopravvissuto! E vivo ancora!
E la vita, non mi stanca…
E anche tu non dovrai stancartene. Vivi!
È veramente buono battersi con persuasione,
abbracciare la vita e vivere con passione,
perdere con classe e vincere osando, perchè il mondo appartiene a chi osa!
La Vita è troppo bella per essere insignificante!
"Esistono le sconfitte. Ma nessuno puo' sfuggirvi.
Percio' è meglio perdere alcuni combattimenti
nella lotta per i propri sogni,
piuttosto che essere sconfitto
senza neppure conoscere
il motivo per cui si sta lottando...
E forse è vero non bisogna arrendersi mai...
in fondo esistono cose nella vita veramente importanti
per cui vale la pena lottare sino alla fine"
Allora ho liberato una mano, ho preso un bicchiere e l’ho spostato sul bordo del tavolo.
“Cadrà,” ha detto lui.
“Esatto. Voglio che tu lo faccia cadere.”
“Rompere un bicchiere?”
Sì, rompere un bicchiere. Un gesto in apparenza semplice, ma che implica terrori che non giungeremo mai a comprendere appieno. Che cosa c’è di sbagliato nel rompere un bicchiere di poco valore, quando tutti noi, senza volerlo, abbiamo già fatto la stessa cosa nella vita?
“Rompere un bicchiere?” ha ripetuto. “Per quale motivo?”
“Posso spiegartelo,” ho risposto. “Ma, in verità, è solo così, per romperlo.”
“Per te?”
“No, è chiaro.”
Lui guardava il bicchiere sul bordo del tavolo, preoccupato che cadesse.
‘E un rito di passaggio, come dici tu stesso,’ avrei voluto spiegargli. ‘E la cosa proibita. Non si rompono i bicchieri di proposito. In un ristorante, o nelle nostre case, ci preoccupiamo che i bicchieri non finiscano sul bordo del tavolo. Il nostro universo esige attenzione, affaffinché i bicchieri non cadano per terra.’
‘Eppure,’ pensavo ancora, ‘quando li rompiamo senza volerlo, ci accorgiamo che non è poi tanto grave. Il cameriere ci dice: “Non ha importanza”, e io non ho mai visto includere un bicchiere rotto nel conto di un ristorante. Rompere bicchieri fa parte del caso della vita e non provoca alcun danno reale: né a noi né al ristorante né al prossimo.’
Ho dato uno scossone al tavolo. Il bicchiere ha ondeggiato, ma non è caduto.
“Attenta!” ha detto lui, d’istinto.
“Rompi quel bicchiere,” ho insistito io.
‘Rompi quel bicchiere,’ pensavo, ‘perché è un gesto simbolico. Cerca di capire che io, dentro di me, ho rotto cose ben più importanti di un bicchiere e ne sono felice. Pensa alla lotta che divampa dentro di te e rompi questo bicchiere. Perché i nostri genitori ci hanno insegnato a fare attenzione con i bicchieri e con i corpi. Ci hanno spiegato che le passioni dell’infanzia sono impossibili, che non dobbiamo distrarre gli uomini dal sacerdozio, che gli individui non fanno miracoli e che nessuno parte per un viaggio senza una meta precisa. Rompi questo bicchiere, per favore, e liberaci da questi maledetti preconcetti, dalla mania che sia necessario spiegare tutto e fare solo quello che gli altri approvano.’
“Rompi questo bicchiere,” gli ho ripetuto.
Mi ha fissato negli occhi. Poi, lentamente, ha fatto scivolare la mano sul piano del tavolo, fino a toccare il bicchiere. Con un movimento rapido, lo ha spinto giù. Il rumore del vetro infranto ha richiamato l’attenzione di tutti. Invece di mascherare il gesto chiedendo scusa, lui mi ha guardata sorridendo e io ho ricambiato il gesto.
“Non ha importanza,” ha esclamato il ragazzo che serviva ai tavoli.